
i signori del “leu”
Trebea era sottoposta alla giurisdizione del Marchese di Monferrato già prima dell’anno 1164; con diploma rilasciato nel castello di Belforte, l’imperatore Federico I in tale data infatti la riconfermò al Marchese Guglielmo il vecchio.
All’inizio del ‘200 il territorio era condiviso da due famiglie: i signori di Tribia, che possedevano terreni e diritti giurisdizionali, e i signori di Cocconato, poi chiamati Radicati, che possedevano metà di un castello, parte dei diritti di pedaggio ed un “albergum”, ovvero l’obbligo di fornire gratuitamente ospitalità ai sovrani, signori ed ecclesiastici e al loro seguito, in occasione di viaggi, visite, ispezioni, e per l’ amministrazione della giustizia.
Sul finire del XII secolo era iniziata l’ascesa dei Cocconato. Possedevano castelli nei feudi ricevuti dal Marchese di Monferrato che già nel 1224 li elencò tra i suoi “milites”. Erano signori di Cocconato, Tonengo, Aramengo, Primeglio, Robella, Brozolo, Passerano e Casalborgone. A queste e altre famiglie signorili si unirono anche i signori di San Sebastiano, che da epoca remota dominavano il territorio ove sorse la località di Radicata, scomparsa dopo il XII secolo. Alla metà del XIII secolo formarono un consortile, la domus hospicium Radicate appropriandosi del nome degli antichi signori di Radicata, ormai estinti. Tale titolo dal XVI secolo assunse la forma cognominiale “Radicati”.
La famiglia dei Di Tribia si era trasferita a Chieri e presto sparirà anche il centro abitato di Trebea, tanto che, nei secoli successivi se ne perderà addirittura la memoria. Resterà solo l’attuale chiesa, circondata dal cimitero, a tramandarne il nome.
Per oltre tre secoli si succedettero in “Castrum Bergonis” i conti Cocconato del consortile di Radicata, sempre cercando di non soccombere alle mire espansionistiche dei più potenti vicini: i duchi di Savoia, i Visconti, gli Sforza, i marchesi di Monferrato, con cui si alternavano ostilità e alleanze. Il castello fu occupato più volte. Guidone di Cocconato, figlio di Alemanno, fu il primo dei signori di Casalborgone ad essere definito comes Radicate in un documento stipulato a Casorzo nell’anno 1305 ed ottenne dall’imperatore Enrico VII il 28 dicembre 1310 il riconoscimento dei diritti e beni goduti dalla famiglia in Casalborgone, Cocconato e 20 altre località.
Nel 1503 l’Imperatore Massimiliano sottomise i conti di Radicata a suo genero Filiberto II Duca di Savoia, concedendogli l’investitura di tutti i feudi, ma unico a rendergli omaggio di fedeltà fu Raniero di Cocconato conte di Casalborgone
Nel decennio successivo una parte del feudo venne venduta al Duca Carlo III di Savoia che ne investì nel 1532 il Cavalier Nicolò Balbis di Vernone, con patto di riscatto dopo 100 anni. Frattanto nel 1530 i conti Radicati erano stati reinvestiti dei loro feudi dall’imperatore Carlo V, e pertanto il castello fu condiviso con coabitazione non sempre amichevole, tra i Radicati ed il signore di Vernone. I documenti citano una casa accanto alla torre dei Radicati divisa dal giardino.
Negli anni successivi si succederanno diversi proprietari, i conti Goveano ed il conte Masseratti, finché, ritornato il feudo di Casalborgone a Maria Cristina di Savoia nel 1632, per scaduti termini di riscatto, sarà da questa ceduto nel 1638 al conte Mario Broglia che aveva sposato Caterina S. Martino di Agliè, morta nel 1629 lasciandolo vedovo con castelli, beni, ragioni feudali e giurisdizioni su quel contado.
In cambio, alla Madama Reale Maria Cristina di Savoia, che, con la cessione del feudo, castello e pertinenze di Casalborgone, saldava anche un debito contratto dal Duca di Savoia Carlo I con Carlo Broglia arcivescovo di Torino, andò la sesta parte di Agliè e luoghi annessi.
Il Castello e il titolo di conte di Casalborgone, per il prematuro decesso dell’ultimo discendente dei Broglia, Mario Carlo Broglia che morì a Villa Nueva di Lima il 17/4/1896, passarono in successione ereditaria per via materna, al nipote Ferdinando Morozzo della Rocca, che nominato conte di Casalborgone nell’anno 1902, fu l’ultimo conte di Casalborgone non avendo avuto discendenti.
In occasione del matrimonio, il conte Morozzo fece integralmente restaurare gli appartamenti del castello con interventi che ne hanno in parte snaturato l’eleganza seicentesca. Infine, venduto nel 1970, è tuttora di proprietà privata. Negli anni passati, per gentile concessione dei proprietari era possibile in determinate circostanze, concerti e spettacoli teatrali, accedere ai giardini ed al piano del salone da ballo.
a cura di Maria Grazia MAISTRELLO MORGAGNI